#99 by Helios Automazioni & Partners porta nel settore lapideo un modo nuovo di concepire la filiera produttiva, attraverso un progetto di fabbrica diffusa che coinvolge i numerosi laboratori utenti della tecnologia delle macchine a controllo numerico Helios.

Un dialogo con la tradizione

Il novantanove, in alcuni contesti storici, è stato più di un numero, diventando di fatto un simbolo, come nel caso della grande opera abruzzese realizzata nella città de L’Aquila. Non è mai sbagliato partire da qualcosa di già accaduto con lo scopo di ricavarne una lezione valida, quando questa è supportata dalla tradizione e dalla bellezza indelebilmente scritta nelle pagine della storia.
“La nuova città gioisce ora delle acque del vecchio fiume e di quelle d'una nuova fonte. Se apprezzi quest'opera egregia lodane ogni aspetto, ma non stupirti dell'opera e ammirane piuttosto i patroni che il lavoro e l'onestà fanno essere cittadini dell'Aquila. Nell'anno del Signore 1272". È scritto su una lapide posta su uno dei fronti della Fontana e ricorda lo spirito con cui fu eretto il monumento, progettato con molta probabilità da Tancredi da Pentima.
Il luogo prese subito parte alla vita civile della comunità aquilana che la utilizzò per le provviste idriche e per permettere alle massaie di svolgere le mansioni quotidiane.
In principio vi erano quaranta cannelle, fase che fu presto superata tra il 1583 e il 1585, con l’ampliamento dei tre lati del piazzale. I materiali che rivestono le mura dell’opera ricordano la policromia litica della chiesa di Santa Maria di Collemaggio e accolgono i mascheroni delle figure che abitano l’immaginario popolare e lo spazio della Fontana della Rivera, chiamata così per il borgo in cui è collocato.
L’uso che ha investito l’acqua della Fontana ha avuto esiti anche spirituali, ripensando alle vicende della Basilica aquilana. Ad esempio, era rituale di purificazione, per un cavaliere, il bagno nelle vasche durante le ore notturne per ottenere ascolto delle note prodotte dal flusso dell’acqua, con lo scopo di meditare guardando ai suoi peccati.
I significati assunti dagli elementi tutti, presenti nel monumento, secondo un sistema di codici multipli continuano a trasmettere stimoli che ancora oggi spingono chi li percepisce a lasciarsi ispirare per produrre qualcosa.

Tecnologia e innovazione

Il rapporto con la macchina può paragonarsi ad una corsa senza meta, che raccoglie risultati in base agli ostacoli che l’uomo desidera oltrepassare.
Come afferma Pier Luigi Nervi, le difficoltà, riscontrate nel corso del tempo, sono derivate dalla lenta e ostacolata preparazione dei tecnici più che dal progresso tecnico, dimostratosi ogni giorno più rapido e potente.
L’attività, che la Helios Automazioni sta conducendo, cerca di ottenere un avvicinamento dell’utilizzatore ai propri dispositivi e alle macchine che produce, mediante una facilitazione delle interfacce con le quali si gestiscono gli strumenti. La sicurezza è un punto da cui non si prescinde ma insieme alla semplicità di approccio ai metodi di lavorazione fa diventare l’acquisizione di una macchina un momento fondamentale per un laboratorio che si occupa di trasformazione e di lavorati.
Promuovendo un’associazione di diverse figure che usano le stesse tecnologie, la casa produttrice Helios sposta in avanti il punto d’arrivo eliminando gli ostacoli che possono esserci per via di una mancata comunicazione tra tecnici, artigiani e progettisti, prevedendo un unico metodo di linguaggio che non ha bisogno di conversioni, modificato in accordo alle esigenze sottoposte dagli stessi fruitori.
La visione che guida il sistema dei #99, come rete creativo-produttiva, vede numerosi soggetti partecipanti, i quali cooperano per comprendere l’utilizzo della macchina ai limiti che ancora non conosciamo.

Ricerca e reinterpretazione

Il riferimento alla tradizione è sempre privilegiato, ma deve confrontarsi con l’innovazione, e questa senza la ricerca non troverebbe nutrimento per osare laddove il limite è ancora sconosciuto.
Il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, con il suo patrimonio di esperienza ha esplorato soluzioni e fondato percorsi per la costruzione di quest’opera mettendo a disposizione il suo impegno e la sua creatività.
Il contesto è l’Abruzzo, capofila delle Regioni riunite nell’APE – Appennino Parco d’Europa, territorio nel quale risiede gran parte del sapere artigiano d’Italia, tra la montagna e il mare, contribuendo materialmente a conservare ed arricchire lo straordinario patrimonio di questo Paese.
La genesi, ancora una volta, affonda le sue radici nella tradizione e nella necessità di saperne reinterpretare i canoni della manualità per alimentare ancora la sua esistenza.
Copiare e saper copiare sono due atti distinti, che conducono ad esiti diversi. Riuscire a metabolizzare il riferimento con il sacrificio della conoscenza, significa apprenderlo talmente bene da poterselo dimenticare e, finalmente, poterlo reinventare.
Il progetto #99 guarda al materiale, ne scruta le potenzialità, ne studia il carattere e l’anima, per poterlo controllare. A Milano, per Abruzzo Expo 2015, in Brera, l’associazione ha avuto l’occasione di presentare un’installazione resa attuabile dalla tecnologia Helios Automazioni delle macchine a controllo numerico. In mostra il viso del Re Gatto, soggetto scelto tra i volti raffigurati dalle “novantanove cannelle”, per esprimere una visione attraverso un blocco in pietra, che inciso dal retro descrive la concezione michelangiolesca secondo cui è possibile prefigurare un’immagine all’interno del materiale, prima ancora che questo venga lavorato, una prefigurazione capace di saper guardare oltre la superficie,
nello spessore della materia. Alla pietra scavata si affianca quella scolpita, finalmente svelata alla luce, che si lascia guardare nella sua progressiva smaterializzazione dei pixel, nell’idea di annullare il peso della materia fino a farla scomparire.
La materia lascia il posto alla luce, grazie alla quale è resa visibile e prende forma, ricomponendo quell’immagine iniziale che finalmente si offre allo sguardo.
La scena sul retro, di un grigio scuro, si fa fondale così come accade per la catena montuosa degli Appennini, esercitando un contrasto netto con la figura in primo piano, vero soggetto intorno al quale è concentrato il lavoro di modellazione, prima digitale poi materiale.
L’acqua scorre da novantanove fori sulle lastre retrostanti, esattamente come dalle vette innevate i corsi d’acqua scendono al mare creando quella rete di collegamenti percorribili e vitali.
Così come sulla pietra il “Nuovo Laboratorio Creativo” solca i tracciati incisi dalla sapienza dell’uomo, per esplorare nuove dimensioni, nuove occasioni, nuove prefigurazioni di un futuro possibile. Tra la mano dell’artigiano ed il pixel macchina.

Un’idea condivisa, una fabbrica diffusa

La scelta di avere come simbolo le “novantanove cannelle” aquilane risiede nello scopo che l’operazione vuole avere. Nel 1200 circa, i signori di novantanove castelli diversi unirono le proprie forze per fondare l’odierna comunità civica de L’Aquila, trovando nella Fontana della Rivera il proprio contrassegno comune e condiviso. Solo quando la missione si propone nobili fini, l’esito produce una vitalità potente.
Un analogo flusso di energie convogliate nella stessa direzione propone un nuovo progetto, ambizioso, messo a punto dai clienti della Helios, che hanno investito l’azienda produttrice di macchine a controllo numerico di un ruolo di coordinamento per internazionalizzare i propri mercati.
Un’operazione palesemente improbabile se affrontata in modo autonomo, ma concretamente realizzabile se assistita dallo sforzo comune e dallo spirito di grande rinnovamento che contraddistingue questo tipo di organizzazione. Grazie a questo progetto gli artigiani e il lavoro derivante dalle competenze maturate nel settore lapideo si sono trovate a sostenere il network di una filiera produttiva legata ai prodotti della pietra, ponendo il punto cardine nella condivisione dei saperi, dei progetti e di un linguaggio comune dovuto dall’utilizzo di un unico software, quello delle macchine a controllo numerico.
Si tratta di un sistema di produzione che fortifica le piccole realtà nel nome di una collaborazione che si realizza all’interno di una rete distribuita sui territori dell’intero Appennino e che restituisce la complessità e le qualità di un lavoro non contemplate dalle capacità di un singolo individuo.

L’accoglienza di un’installazione

Milano 2015, una vetrina a respiro internazionale per mostrare la qualità dell’artigianato italiano che possiede ancora tanto sapere, evoluto ora di pari passo alle soluzioni in materia tecnologica.
Nel mese di maggio, in via Fiori Chiari, si è assistito all’inaugurazione e alle visite più importanti legate ad alte personalità, le quali in occasione dell’evento hanno potuto fruire insieme a molti altri visitatori della presenza dell’installazione, posta nello spazio di accoglienza della rassegna.
L’esperienza compiuta fin qui dall’insieme di aziende ha permesso un’importante presenza all’interno di Casa Abruzzo a Milano, in occasione dell’edizione 2015 di Expo, riuscendo a portare i frutti del proprio operato derivati dall’unione delle diverse risorse riunitesi per realizzare una filiera produttiva facilitata dall’utilizzo dello stesso software e delle medesime tecnologie. Si propone un sistema collaborativo che lavora per un fine comune, al di là dei benefici individuali e dei limiti territoriali, infatti il sistema produttivo messo in atto in questa circostanza giace lungo tutto il tragitto longitudinale dell’Appennino.
Per l’intero periodo in cui Milano sarà sede dell’esposizione universale, fino a ottobre, Brera resta uno dei centri più vivi, contribuendo insieme ad altri poli attrattivi a rendere animata la città attraverso un ricco programma di eventi.
Il tema dell’alimentazione in un contesto globale non può che passare dal cambiamento e questo senza la ricerca di nuove tecniche non vedrà un futuro stabile davanti a sé.